BRUNO MISEFARI

L’anarchico di Calabria

ingegnere, matematico, poeta, scrittore, antimilitarista

Sito in allestimento

Un poeta o uno scrittore,
che non abbia per scopo la ribellione,
che lavori per conservare lo status quo della società,
non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa.

L’arte deve rinnovare la vita e i popoli,
perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria
.

BIOGRAFIA

Bruno Misèfari (Palizzi – RC, 17 gennaio 1892 – Roma, 12 giugno 1936) conosciuto anche con lo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi è stato un importante ingegnere italiano, filosofo, poeta, antimilitarista e anarchico. Poliedrico e attento imprenditore nonché attivista per il riscatto dei lavoratori calabresi più deboli e allo stesso tempo pacifista e anti interventista. Come ingegnere ha progettato e realizzato importanti opere per lo sviluppo della Calabria: reti idriche a Palizzi, Samo, Casignana (RC); cave di estrazione mineraria a Santa Trada di Villa S. Giovanni (RC) e Davoli (CZ); Fabbrica Società Vetraria Calabrese a Villa S. Giovanni; scisti bituminosi a Melito porto Salvo e Bova (RC). Come scrittore e poeta ha collaborato con diversi giornali “Il lavoratore” organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, “Il Riscatto” di Messina, “Il Libertario” di La Spezia, “Umanità Nova” quotidiano anarchico. 



BIBLIOGRAFIA

Gli scritti di Bruno Misefari sono stati pubblicati postumi a cura della moglie Pia Zanolli.

Opere

  • DIARIO DI UN DISERTORE – Un anarchico contro la guerra, (esce con lo pseudonimo di Furio Sbarnemi) – La Nuova Italia – Firenze 1973 – la prima ed. nel 1918 (2a ed. Gwynplaine, Camerano 2010)
  • UTOPIA? NO – Scritti scelti di Bruno Misefari, a cura di Pia Zanolli – Roma – 1976
  • SCHIAFFI E CAREZZE – poesie in brutta copia – Roma – 1969
    (nuova ed.: Schiaffi, carezze e altro, a cura di P. Vermiglio, Ogginoi Edizioni, Laureana di Borrello 2009)
  • PROSA E POESIA. TUTTO È VERO – Carrara – 1978

Fonti bibliografiche

Fonti biografiche

  • BRUNO MISEFARI – Giuseppe Masi – Dizionario Biografico degli Italiani vol. 75 – Enciclopedia Treccani – Roma – 2011 – ad nomen
  • BRUNO MISEFARI – Anna Caroleo – Dizionario biografico degli anarchici italiani (a cura di Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso) Dizionario biografico degli anarchici italiani – vol. II – BFS Edizioni – Pisa – 2004 – ad nomen

GALLERY

IL PROGETTO

Il progetto di ricerca su Bruno Misèfari, Ingegnere, Poeta, Scrittore, Antimilitarista, meglio conosciuto come l’anarchico di Calabria, nasce dalla volontà di riscoperta del pensiero e delle opere dell’autore, oggi sconosciuto ai più. 

In riferimento ad una intensa ricognizione di materiali, anche inediti, nasce la necessità di una ricerca sul campo che vede la partecipazione attiva di un gruppo di operatori culturali e studiosi 

Durante la fase di raccolta delle fonti, della ricerca di parternariati e in particolare modo della lettura dei testi, si è fatta spazio l’idea di realizzare un’azione divulgativa che potesse riassumere, testimoniare e trasmettere i preziosi contenuti e testimonianze intrecciati alla biografia dei Bruno Misèfari. 

SCRITTI

DISERTORE

Qui, ne la selva densa di roveti,
A l’ombra de le quercie ho la dimora: Gli uccelli e i grilli fanno da poeti Lietamente da l’una a l’altra aurora.

Qui, niuna i giorni, solitari e cheti Fiammata d’ingiustizia, ecco, m’accora: Solo co’ miei pensieri alti e segreti
E i sogni miei vivo e converso ognora.

Uomini primi abitator del mondo, Io non v’invidio più: simile a voi

De la calma solenne io mi circondo! Affogati nel sangue, età civile
Di prostituti e di assassini eroi:
Io ti diserto; io, che non sono un vile!

Benevento 26 agosto 1916

da Schiaffi e Carezze poesie in brutta copia, Roma 1969



Introduzione 

di Bruno Misèfari 

Fu mio compagno di scuola.
Aveva il volto pallido e pensoso del sognatore, gli occhi lampeggianti di anima e il sorriso – sorriso di bontà – quasi stampato sulle labbra.
Figlio di montagnardi calabresi, aveva nelle vene tutto il calore della sua terra vulcanica e nel cuore tutti i sorrisi del suo cielo azzurro e gloriato di sole.
Era un ribelle nato. Ed ebbe perciò, anche lui, le sfumature della persecuzione statale. Ma egli viveva troppo di sogno per risentirsene. Le cose piccole e grette della vita contemporanea di cui molti si nutrono e si compiacciono, non eran fatte per lui.
«Era scritto», dicono gli orientali.
Per lui era scritta la fine. Non mi meravigliai perciò quando seppi che il torrente sanguinoso della guerra lo aveva travolto per sempre.
A guerra finita, ebbi il suo diario. Gli appunti del mio amico, anche se poveri di preziosità letteraria, contribuiscono al rinnovellamento dell’ordine sociale, e ciò mi basta.
È una battaglia contro la civiltà contemporanea ed un inno alla resurrezione dell’uomo. Ha diritto di cittadinanza nelle ampie vie del mondo.
Leggete il suo diario, vi dirà che il suo gesto non può essere giudicato da voi, ma dalla storia. 

da Diario di un disertore
scritto da Bruno Misèfari nel carcere di Zurigo nel 1918 



FALCO RIBELLE 

Un giovine falco che drizza il libero volo
Ne l’alto, ove sono i fulgori 
di soli immortali Un giovine falco ribelle, 
o piccoli, io sono.
Mi spinge ne’ campi ignorati, 
un acre desio
Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. 
Mi splende nell’occhio la speme di certa vittoria, 
mi parla nel core la voce sinfonica, dolce 
D’un caro sublime Pensiero, ch’è bene e Amore. Ho giovini l’ale e robuste, 
o venti, o cicloni, O fulmini immani, feroci, 
vi lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, 
Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime siete. 
Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del falco 
il libero volo. 

da Schiaffi e Carezze poesie in brutta copia, Roma 1969



Fra i ricordi di te, che io conservo gelosamente, ci sono i polsini di una camicia: essi, però, non sono bianchi; il tuo sudore aveva arrugginito il ferro delle manette che un giorno hanno serrato i tuoi polsi. 


Di questi oggetti, che di te mi sono rimasti, il più prezioso è la valigia. Avevi costruito bene il “loculo” dove avevi seppelliti, là, sotto la pianta di bergamotto di san Giorgio alle Sbarre, i tuoi scritti. Racchiusi nella valigia sono rimasti intatti. Avevi scelto il luogo adatto in cui custodirli! Quella pianta ferma, che è il simbolo stesso della luce del sole e del calore vivo della terra di Calabria, sembrava volesse proteggere il frutto del tuo spirito ardente, con i suoi rami generosi e forti. Le radici siano allungate sulla valigia; l’avevano stretta in una morsa affettuosa, quasi per impedire a qualsiasi mano profanatrice di impossessarsene. La Natura proteggeva nel suo mistero il travaglio spirituale di un suo grande figlio. 

da L’anarchico di Calabria di Pia Zanolli Misefari
Lerici editori, 1967